Dieta Chetogenica: come funziona?

Cosa sono i chetoni e come influenzano il metabolismo

DIETA CHETOGENICA: UNO SGUARDO D’INSIEME

In condizioni fisiologiche “normali”, l’organismo utilizza a scopo energetico una miscela di carboidrati, grassi e proteine. I carboidrati rappresentano la fonte elettiva di energia in quanto facilmente assimilabili, utilizzabili dall’organismo e ripristinabili una volta esauriti (in primis all’interno del muscolo). In condizioni di assunzioni normocaloriche di alimenti, e ancora di più nei casi di iperalimentazione, i grassi sono invece più facilmente depositati dal nostro organismo nei tessuti adibiti alla riserva energetica, ovvero il fegato, il tessuto adiposo e quello muscolare. Una dieta chetogenica prevede una forte riduzione a meno di 100 grammi (o addirittura a meno di 50 grammi) dei carboidrati introdotti con l’alimentazione, al fine di incentivare da parte dell’organismo l’utilizzo dei grassi di deposito a fini energetici. Questo adattamento metabolico stimola il fegato ad utilizzare gli acidi grassi liberati dal tessuto adiposo come “combustibile” al posto degli zuccheri, con l’effetto di produzione dei cosiddetti corpi chetonici: aceto acetato, acetone e beta-idrossi-butirrato. Gli acidi grassi sono così utilizzati dai tessuti metabolicamente attivi, con alcune importanti eccezioni. Infatti, cuore, cervello e globuli rossi non sono in grado di sfruttare tale fonte di energia, ma sono in grado di adattarsi all’utilizzo dei corpi chetonici prodotti dal fegato. Tale procedimento richiede tuttavia un periodo di adattamento e perciò una piccola quota di carboidrati deve comunque essere introdotta con la dieta.

PERCORSI METABOLICI

Un organismo che viene sottoposto ad un regime alimentare di tipo chetogenico, non inizierà fin da subito ad utilizzare i grassi come combustibile energetico. Inizialmente sarà prima degradato tutto il glicogeno epatico (glucosio accumulato nel fegato) attraverso la via metabolica della glicogenolisi; in concomitanza di questo primo shift metabolico, aumenterà sensibilmente la gluconeogenesi (produzione di glucosio a partire da fonti energetiche non glucidiche) che in un primo momento sfrutterà tuttavia gli aminoacidi delle proteine muscolari. Questo primo cambiamento avviene nelle prime 24-48 ore, ed è di fatto similare all’adattamento indotto dal digiuno. L’organismo reagisce cercando un nuovo equilibrio, e per farlo ridurrà il proprio tasso di efficienza (ovvero rallenterà, consumando meno calorie) e comincerà ad utilizzare una quota maggiore di acidi grassi a scopo energetico, sia per la maggior quantità degli stessi disponibile (e per la loro densità calorica a parità di peso), sia per cercare di risparmiare le proteine muscolari, che altrimenti sarebbero nuovamente utilizzate come combustibile al posto dei carboidrati. Per entrare nella cosiddetta fase di chetosi, in cui anche gli organi glucosio dipendenti come il cervello si sono adattati alla presenza dei corpi chetonici, e il corpo utilizza efficacemente gli acidi grassi, l’organismo necessita di circa 21 – 28 giorni.

IL PROFILO ORMONALE

Uno degli effetti più immediati della chetosi a livello ormonale è la diminuzione dell’insulina, il principale ormone anabolizzante dell’organismo, responsabile della deposizione di glucosio nel tessuto muscolare e nel fegato, e l’aumento del glucagone epatico, che stimola invece l’organismo ad usare il glicogeno immagazzinato nel fegato come glucosio a scopo energetico.
La riduzione dei carboidrati nella dieta, diminuendo l’insulina, stimola il rilascio degli acidi grassi liberi dal tessuto adiposo e promuove, attraverso il glucagone, il loro utilizzo nel fegato.

EFFICACIA DIMOSTRATA O NO?

In linea generale, la dieta chetogenica non ha mostrato spiccati risultati favorevoli rispetto ad altri regimi alimentari ipocalorici o ipoglucidici, anche se questo non significa che non possa rivelarsi utile o adatta in un percorso di dimagrimento o di ricomposizione corporea. I chetoni, oltre a promuovere l’adattamento metabolico fin qui analizzato, sembrano indurre una riduzione dell’appetito, con conseguenze diminuzione nell’assunzione di cibo. Inoltre, lo shift metabolico verso i grassi come fonte energetica protegge e risparmia le proteine muscolari, aspetto spesso criticato nelle classiche diete ipocaloriche e ipoglucidiche.

NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA

Come per ogni altro regime alimentare, la perdita di peso è comunque subordinata al deficit calorico. In nessun caso, anche con la migliore qualità alimentare e nutritiva, il corpo umano perde peso se le calorie assunte non sono inferiori a quelle bruciate. Inoltre, sembra che l’effetto di riduzione del senso dell’appetito e l’assenza della spossatezza muscolare (spesso associata alle diete ipocaloriche) sembri essere legata non tanto alla presenza dei chetoni, quanto all’effetto diretto delle proteine “risparmiate”, e perciò tale effetto si potrebbe ritrovare in altre diete iperproteiche, seppur non chetogeniche. Infine, i risultati mostrano che la perdita di grasso derivante dalla dieta chetogenica non sembra essere superiore a quella ottenuta con altri regimi alimentari: può tuttavia essere percepita come “più facile” per il citato effetto di soppressione dell’appetito.

Questo articolo si trova in: Carboidrati, Grassi, Ormoni, Proteine, Regimi Alimentari

Dott.ssa Lisa Orsomarso

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